‘Caporalato’ a Sant’Atto: arrestato allevatore, obbligo di dimora per la madre

Due marocchini vivevano in roulotte senza acqua e luce, vicino a una concimaia: di giorno braccianti, di notte guardiani, per 500 euro al mese e minacciati perché irregolari

TORRICELLA – Spunta anche nel teramano con tutte le sue implicazioni il fenomeno del ‘caporalato’. I carabinieri del nucleo ispettorato del lavoro (Nil) di Teramo, in collaborazione con l’Arma territoriale teramana, hanno arrestato (ai domiciliari) il coordinatore 25enne di un’azienda agricola di Sant’Atto e imposto l’obbligo di dimora nel comune di Teramo alla madre 51enne, titolare della stessa.

Secondo quanto accertato dall’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Francesca Zani, i due sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, cosiddetto ‘caporalato’, con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza del lavoro.

Le indagini, condotte dal NIL di Teramo, hanno permesso di accertare come gli indagati, dopo aver reclutato due cittadini marocchini attraverso social network, privi di permesso di soggiorno, offrivano loro lavoro ed alloggio concordando la somma di 500 euro mensili per lavorare nell’azienda di allevamento di bestiame. I lavoratori erano però costretti ad alloggiare all’interno di una roulotte, priva di acqua, luce e servizi igienici, posizionata nell’area di pertinenza della stalla e in presenza costante di aria insalubre, vista la presenza a poca distanza di una concimaia. Dall’attività investigativa inoltre si è accertato che i lavoratori venivano impiegati durante il giorno come braccianti agricoli e durante la notte come guardiani della stalla, costantemente minacciati di essere rimpatriati poiché privi di permesso di soggiorno.

Nel corso delle perquisizioni locale e domiciliare effettuata nei confronti degli indagati, nelle campagne di loro proprietà è stata rinvenuta la somma di 2.060 euro nascosta nella vegetazione, all’interno di un barattolo di vetro: i soldi erano di proprietà di uno dei cittadini sfruttati, il quale, prima di fuggire dall’azienda, aveva occultato il denaro per non essere derubato. I soldi rinvenuti sono stati riconsegnati al legittimo proprietario, che si trova adesso in una struttura protetta.

Durante le operazioni sono state inoltre sequestrate 5 piante di marijuana dell’altezza di circa 40 centimetri e 50 grammi dello stesso stupefacente, confezionato in più dosi. Nel corso delle indagini i carabinieri del Nil hanno collaborato con il personale della O.I.M. – Organizzazione Internazionale per le Migrazioni – dell’Onu, al fine di offrire idonea assistenza ai cittadini sfruttati.

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